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Bambini

Pesce

Filetti di merluzzo in salsa verde (non quella piemontese….)


Dilemma amletico che prima o poi tutti i genitori devono affrontare: come faccio a far mangiare il pesce a mio figlio almeno una volta a settimana? Quando sono piccoli si può sempre ricorrere all’omogeneizzato: personalmente non ho mai utilizzato gli omogeneizzati di pesce per mia figlia perché mi è bastato aprire una volta un vasetto a casa di un’amica, sentire la puzza che usciva dal vasetto e ripromettermi che mai avrei dato quella “robba” a mia figlia. Nel periodo in cui era piccola, l’omogeneizzato di pesce era rigorosamente homemade: comperavo la soglioletta fresca, la cuocevo a vapore, la sminuzzavo e la aggiungevo alle pappe…… Quando poi è cresciuta, è stato più facile perché mangiava il pesce come lo cucinavo io….Mi sono resa conto però che non sempre si ha il tempo o la possibilità di realizzare delle ricette troppo elaborate con il pesce e che a volte può anche succedere che magari l’unico tipo di pesce di cui si dispone è un merluzzo…..Come fare per rendere “sexy” ed attraente anche un filetto di merluzzo dei mari del Nord? Eccovi una ricetta che non deluderà voi innanzitutto ma soprattutto i vostri bambini perché con questa salsina verde, veloce veloce, riuscirete a mascherare quel tanto che basta il nostro merluzzo lesso. Questa ricetta, inoltre, è anche eco-compatibile perché permette di utilizzare le foglie del sedano che in cucina spesso non vengono apprezzate. Per questa ricetta mi riesce difficile darvi le quantità esatte perché dipende dal gusto personale di ognuno di noi.


Ingredienti per 2 persone + Nanetta
350 gr di filetto di merluzzo senza spine
una bella manciata di foglie di sedano
5/6 acciughe sott’olio
un cucchiaio di maionese
succo di limone q.b.
olio EVO q.b.
un pizzico di sale grosso
pepe poco poco

Fate bollire il filetto di merluzzo e mettetelo da parte al caldo. Nel minipimer mettete le foglie di sedano, le acciughe sgocciolate, l’olio, la maionese (andateci piano con la maionese perché altrimenti rovina il sapore della salsina), il succo di limone (iniziate con un mezzo cucchiaio), sale grosso (così mantiene vivo il colore del verde), pepe: frullate il tutto ed assaggiate, spetterà a voi trovare il giusto equilibrio tra i diversi sapori, non troppo acido a causa del limone, ma neppure troppo cremoso a causa della maionese. In un barattolino di vetro, la salsa si conserva un paio di giorni in frigorifero ed è ottima anche per condire delle carni alla griglia o bollite, oppure à tartiner, da spalmare sul pane come stuzzichino.
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Tofu strapazzato con verdurine primaverili


Eccomi di ritorno dal giro al FuoriSalone: ad essere sinceri, il mio giro è stato molto all’insegna del food e poco all’insegna del design e del mobile, ma che ci volete fare, è deformazione professionale.
Ero ieri all’incontro promosso da BioAppetì con la globetrotter Claudia Biondini (andate a vedere il suo blog Il palato del cuore troverete tante ricette sfiziose anche per i bambini) che, oltre a viaggiare, è anche una chef vegana e che ieri ci ha preparato un delizioso tofu strapazzato con verdurine di stagione.

Ora non cominciate ad arricciare il naso dicendo “ma che è ’sta robba”, non si deve per forza essere vegani o vegetariani per apprezzare il tofu. Io lo mangio, certo mai da solo, sempre in abbinamento con altri ingredienti e devo confessare che è un alimento gradevole e gustoso da provare in molte preparazioni.

Claudia ci ha proposto una ricetta primaverile, fresca, veloce e di semplice esecuzione ma a livello nutritivo ben equilibrata. Il tofu fornisce le proteine vegetali; il topinambur, oltre a svolgere una funzione depurativa, ha zuccheri facilmente assimilabili ed è  adatto a chi soffre di diabete; le mandorle apportano gli Omega3, insomma abbiamo convenuto insieme che questo piatto costituiva un valido sostituto alle tradizionali uova strapazzate.


Ingredienti per 3 persone
1 panetto di tofu da 250 gr
3 topinambur
2 carote
un mazzetto di agretti/barba del frate
un mazzetto di rucola
1 cipolla
2 cucchiai di uvetta
1 cucchiaio di mandorle sfilettate
il succo di mezzo limone
olio EVO
sale q.b.


Preparare tutti gli ingredienti:
– lavorare il tofu con le mani per ottenere l’effetto strapazzato
– grattugiare a julienne il topinambur e le carote
– tagliare la cipolla
– pulire gli agretti e la rucola
– mettere nell’acqua tiepida l’uvetta in ammollo per 20 minuti circa
– sminuzzare le mandorle se non le avete comperate già sfilettate

A questo punto direi che il grosso è fatto.
In una padella piuttosto grande fate appassire nell’olio caldo la cipolla: dovrete farla cuocere 10 minuti abbondanti a fuoco bassissimo. Aggiungete il succo di limone, non esagerate con il succo di limone: iniziate con poco, in seguito potrete sempre metterne dell’altro.
Aggiungete il topinambur e la carota: lasciate cuocere per altri 5 minuti. Poi mettete gli agretti, le mandorle e l’uvetta, lasciate cuocere ancora un paio di minuti ed alla fine aggiungete il tofu, continuando la cottura per altri 5 minuti circa avendo cura di girare bene perché tutti gli ingredienti si mescolino insieme.
Aggiustare di sale. In una pirofila, disponete un letto di rucola: versate il tofu strapazzato insieme alle verdure ancora calde, girate il tutto e servite in tavola. 
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Fagottini golosi di verza


Lo so che con le temperature di questi ultimi giorni avrei dovuto proporvi solo gelati e granite, però anche con questo inaspettato caldo bisogna pur mangiare e, soprattutto, far mangiare i nostri figli e la ricetta di oggi è una di quelle che riescono a riunire insieme diversi ingredienti e a farne un piatto completo: carne, verdure, derivati del latte…..inoltre c’è da considerare l’aspetto estetico e psicologico: un fagottino invoglia sempre chi se lo trova davanti ad andare a vedere cosa c’è dentro e questo vale per i grandi così come per i bambini….quindi beccatevi questa ricetta che vi farà riappacificare con la verza se l’avevate scoperta da piccoli e non vi era piaciuta oppure ve la farà amare se, al contrario, non avevate mai osato avvicinarvi a questo ortaggio “raggrinzito”.


Ingredienti per 4 persone
12 foglie di verza grandi
400 gr di carne di manzo macinata
1 cipolla media
4/5 cucchiai di besciamella
4 cucchiai di pangrattato
passata di pomodoro q.b.
olio EVO
sale e pepe q.b.

Se avete comperato una verza grande, staccate solo le foglie più larghe, lavatele delicatamente e sbollentatele: dovete farle cuocere 2/3 minuti non di più. Adagiatele su di uno strofinaccio ed asciugatele tamponandole.

Affettate la cipolla, fatela soffriggere in una padella, quando comincerà a diventare dorata, versate la carne e lasciate cuocere per 5/6 minuti. A cottura quasi ultimata, aggiungete la besciamella ed il pangrattato, aggiustate di sale e pepe e lasciate cuocere ancora un paio di minuti affinché tutti gli ingredienti si mescolino insieme. Lasciate raffreddare.

In un’altra padella preparate un sugo leggero leggero con la passata. Ora la quantità del sugo è molto soggettiva, a me gli involtini di solito piacciono con poco sugo, poi vedete voi….c’è chi li preferisce galleggianti nel sugo…..insomma de gustibus…..

Riempite ogni foglia di verza con il composto a base di carne (attenzione non gonfiate troppo il fagottino perché poi la foglia di verza rischia di lacerarsi e di lasciar fuoriuscire il contenuto), richiudete il fagottino e ponetelo nella padella dove starà cuocendo il sughetto. Lasciate insaporire per una decina di minuti a fuoco bassissimo. Spegnete e servite caldi in tavola.
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Profumi dal forno- atto II: crostata di carote, mandorle e cocco




Come promesso, eccovi la seconda ricetta che Omar Busi ci ha proposto in occasione della presentazione della sua ultima fatica letteraria Profumi dal forno, a cui ho partecipato la settimana scorsa. Tengo subito a precisare che questa è veramente una di quelle ricette per bambini: Omar spiegava infatti che la fa spessissimo per suo figlio e che si tratta di un dolce buono a tutte le ore ma veramente adatto per la merenda. Inoltre, una volta cotta, divisa in porzioni e conservata negli appositi sacchetti, si conserva in frigo anche per dieci giorni, ed allora perché non farne un paio e poi tirarle fuori dal frigo al momento del bisogno?….sempre che si riesca a resistere alla tentazione di farla fuori tutta in un colpo solo! Io l’ho assaggiata ancora tiepida e secondo me è una torta che va gustata non calda ma a temperatura ambiente.
Ultimo suggerimento “vinicolo”: abbinatela ad un moscato di Noto…..farete un figurone!
Allora non mi resta che augurare buon weekend a tutti!


Ingredienti (per una crostata in stampo tondo da 26 di diametro)
Per la pasta frolla alle mandorle
250 gr di farina
170 gr di burro
120 gr di zucchero a velo
80 gr di mandorle macinate finemente
2 uova piccole/ 1 uovo grande
1 tuorlo
un pizzico di sale
un pezzetto di baccello di vaniglia

Per la farcitura
150 gr di carote grattugiate
3 uova
150 gr di mandorle sminuzzate grossolanamente
70 gr di cocco grattugiato
5 gr di lievito Pan degli Angeli
scorze grattugiate di 2 limoni bio piccoli

Per la pasta frolla alle mandorle:
Impastate il burro con le mandorle e lo zucchero. Aggiungete l’uovo, il tuorlo, la polpa ricavata dal baccello di vaniglia, il pizzico di sale e, solo alla fine, la farina. Impastate bene, stendete su un foglio di pellicola trasparente, ricoprite con dell’altra pellicola trasparente e lasciate riposare in frigo per 3 ore almeno. A questo punto avete tutto il tempo per preparare con calma il ripieno. Il ripieno è super semplice da realizzare perché è necessario mettere insieme tutti gli ingredienti nell’ordine che in cui ve li ho elencati.

Stendete la frolla alle mandorle nello stampo, mettete la farcitura ed infornate. Il forno dovrà essere a 170-180°, ventilato, per 35 minuti. Servite fredda: potete accompagnarla con una salsa di lamponi……
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Crostata con ripieno di crema all’ananas



La ricetta di oggi non è proprio semplice semplice, anzi direi lunga nella sua esecuzione, però la colonna sonora che ha accompagnato la realizzazione è sicuramente fast…sto parlando del bellissimo doppio cd di George Michael “Ladies and gentlemen”. Per quanti si avvicinano ai quaranta oppure li hanno superati da non tanto ;-)))))), George Michael rimane il MITO musicale degli anni ’80. Alzi la mano chi non ha almeno una volta canticchiato Last Christmas oppure Faith e chi non ha sognato ad occhi aperti sulle note di I want your sex, oppure chi non ha ballato un lento stretto stretto ma, al tempo stesso, impacciato accompagnato dal ritmo di Careless Whisper…..insomma per noi, ex adolescenti negli anni in cui George Michael scalava le classifiche di tutto il mondo, le sue canzoni sono indissolubilmente legate a determinati ricordi. Io ho avuto modo di vederlo in occasione del tour che fatto per celebrare i suoi 25 anni di carriera allo Stade de France e devo dire che alla seconda canzone intonata eravamo tutti in piedi a ballare sugli spalti, e c’erano molti signori azzimati in giacca e cravatta, evidemente appena usciti dall’ufficio, oppure genitori con figli grandi……insomma tutto questo per dirvi che spesso, almeno a me accade spesso, mi capita di risentire musica dal “passato prossimo” ed ho dei flashback pazzeschi che mi riportano indietro nel tempo istantaneamente.
Per ritornare alla ricetta di oggi, si tratta di una crostata con una crema venuta fuori per caso ma fresca e dalla texture piacevole che si adatta bene a questi primi giorni d’estate….e sì, perché nonostante, siamo solo al 6 di aprile qui a Milano l’estate è già esplosa, spero solo che con essa non arrivino le fastidiose zanzare :-(((((((

Ingredienti per 6 persone
In una ricetta di qualche tempo fa vi avevo messo le indicazioni per la frolla che però ora vi ripropongo, nel caso in cui qualcuno se ne fosse dimenticato….

Per la frolla250 gr di farina
125 gr di zucchero
125 gr di burro morbido, a temperatura ambiente2 tuorliun pizzico di sale
un’idea di lievito (3-4 gr non di più)
1 cucchiaio di fiori d’arancio
Per la crema di ananas250 gr di ananas
100 gr di zucchero
2 tuorli
25 gr di burro
40 gr di farina
1 limone bio

Lavorate il burro con lo zucchero sino ad ottenere un composto spumoso, aggiungete i due rossi di uovo e poi la farina. In ultimo mettete il lievito ed il sale. Stendete l’impasto ottenuto tra due fogli di pellicola trasparente e poi mettetelo in frigorifero a riposare per almeno un’ora. Tiratelo fuori dal frigo e stendetelo con le mani nella tortiera imburrata.
Pulite l’ananas, fatelo a pezzi e mettetelo nel minipimer in modo da sminuzzarlo ma grossolanamente.
Lavate il limone, togliete la scorza, spremetene il succo e mescolatelo alla polpa di ananas.
Fate bollire 250 cl di acqua con le scorze, quando bolle, mettete il burro e fatelo sciogliere: filtrate il tutto eliminando in questo modo la scorza del limone.
In una terrina lavorate i tuorli con lo zucchero poi aggiungete gradatamente la farina.
In una pentola mettete il composto a base di burro e quello a base di uova: fate cuocere a fuoco lento per 8 minuti circa. In questa fase dovete un pò regolarvi: se vi accorgete che il composto tende ad addensarsi, allora, solo allora, aggiungete un goccio di acqua. Lasciate raffreddare la crema e poi aggiungete la polpa di ananas sminuzzata.

A questo punto mettete la frolla in forno a 170° per 10 minuti circa. Poi toglietela dal forno e versate in maniera omogenea la crema di ananas: rimettete in forno per almeno altri 25 minuti.
Prima di mangiare, lasciate raffreddare la crostata.   

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Coda di rospo con chiodini e pomodori secchi


Avete visto che bel sole ci ha riservato questo primo weekend di aprile? Cosa avete fatto di bello, oltre al necessario cambio di stagione, perché con 25° di fuori, il piumino sarebbe stato proprio fuori luogo? Quanto a me, sapete che sono una sostenitrice del Km0 e quindi me ne sono andata all’orto a vedere come avanzano i lavori di semina e di preparazione. C’erano i ciliegi in fiore, gli alberi di albicocche pure, le piantine di melanzane erano già spuntate, come pure quelle di zucchine romanesche…e sì perché il lupo perde il pelo ma non il vizio;-))))) e quindi dall’anno scorso ho avviato una produzione casalinga di zucchine romanesche che trovo uniche ed inimitabili. Inoltre sono andata a prendere quello che la natura ha da offrirmi in questo momento: ho raccolto dell’ortica tenera tenera, del tarassaco ed i bruscandoli con cui preparerò delle ricette primaverili che vi proporrò nei prossimi giorni.
Nel frattempo beccatevi questa ricetta che ho sperimentato la settimana scorsa con grande successo perché è piaciuta sia a mio marito che a mia figlia. Io utilizzo il termine coda di rospo ma rana pescatrice è la stessa cosa….E’ un pesce che adoro perché ha un sapore delicato, non ha spine e si presta a ricette un pò più raffinate. 

Ingredienti per 2 persone
600 gr di coda di rospo
200 gr di chiodini
5/6 pomodori secchi sott’olio
olio EVO q.b.
uno  spicchio di aglio
vino bianco q.b. (due dita)
sale e pepe q.b.

Cominciate innanzitutto col pulire la coda di rospo: se c’è la spina centrale toglietela e separate i due filetti avendo cura di eliminare quella sottile pellicola che avvolge il pesce. Riuniteli utilizzando un filo da cucina affinché rimangano insieme al momento della cottura (vedete foto).
Lato funghi, i chiodini che comperate al supermercato sono praticamente quasi puliti: dovrete soltanto eliminare l’eventuale base, passarli velocemente sotto l’acqua ed asciugarli bene. Prendete i pomodori secchi, sgocciolateli e tagliateli a listarelle.
In un padella mettete l’olio e lo spicchio di aglio, fatelo rosolare ed aggiungete i filetti di coda di rospo, lasciateli cuocere per qualche minuto, poi versate il vino e lasciate che la parte alcolica evapori.
Aggiungete i chiodini ed i pomodori secchi: abbassate il fuoco e lasciate cuocere per una ventina di minuti. A metà cottura girate delicatamente il pesce, aggiustate di sale e di pepe.
Personalmente io ho l’abitudine di salare e pepare quasi a fine cottura perché mi rendo conto che gli alimenti sono sapidi di loro (in questo caso vedi i pomodori secchi) e quindi andare ad aggiungere dell’altro sale, spesso altera l’equilibrio del piatto. Mettete in un piatto e servite caldo. 
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Risotto mele, lardo e rosmarino


Non avete notato che è già più di una settimana che non vi propongo nessuna ricetta a base di riso?
Forse penserete che in tutto questo tempo a casa mia il riso non si è mangiato…..e non è così, perché se sto una settimana senza portare in tavola il riso il Cinese comincia ad innervosirsi :-))). Per tutti i lettori recenti che non hanno seguito le puntate precedenti, sappiate che “Er Cinese” è mio marito il quale nutre una passione folle e morbosa per il riso.
Questa ricetta inoltre è fatta  con quello che mi rimaneva nel frigorifero: un ultimo pezzetto di lardo, un paio di mele Fuji che cominciavano a dare segni evidenti di cedimento e poi il rosmarino prostrato del mio balcone che è in piena fioritura. La ricetta l’ho testata sulla Nanetta con ottimi risultati perché l’insieme risulta molto delicato: il lardo con il calore si scioglie regalando cremosità al risotto. Le mele con la cottura si dissolvono e la parte dolce non è troppo preminente, mentre il rosmarino conferisce quel tocco aromatico che ci sta tutto.

Ingredienti per due persone+ Nanetta

250 gr di riso Carnaroli
1 e 1/2 mele Fuji
50 gr di lardo (io avevo quello di San Clemente, ma va benissimo anche un altro tipo)
2/3 rametti di rosmarino
1/2 cipolla
40 gr di parmigiano
un tocchetto di burro q.b. per mantecare
1 lt di brodo vegetale
olio EVO q.b.
sale e pepe q.b.

Affettate la cipolla, tagliate a dadini il lardo, private il rosmarino del ramo.
Fate un battuto con questi 3 ingredienti: cipolla, lardo e rosmarino.
In una pentola, mettete dell’olio e poi versate il battuto: lasciate rosolare qualche minuto, quando vedete che comincia a cambiare colore, aggiungete pure il riso e tostate un paio di minuti. Nel frattempo tagliate le mele a cubetti oppure a fettine dipende dal gusto personale: io ho tagliato alcune fettine perché mi servivano per la foto. Versate un mestolo di brodo nel riso e poi subito dopo le mele: continuate la cottura. A cottura quasi ultimata, aggiustate di sale e di pepe. Spegnete e mantecate il risotto con il burro ed il parmigiano: servite immediatamente.
Buon weekend a tutti e godetevi questo anticipo di estate!
Io conto di andare a bruscandoli :-)))) poi vi faccio sapere.
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Profumi dal forno: giambella variegata…..


Profumi dal forno: è questo il titolo del nuovo libro di Omar Busi, pasticcere e mastro cioccolataio che ho avuto modo di conoscere nella serata di presentazione della sua ultima fatica organizzata da Reed Gourmet.
Lo dico subito a scanso di equivoci: non è stata la classica presentazione di un libro in cui l’autore sta dietro il tavolo e si limita a firmare autografi e dediche sul proprio libro.
In questo caso, Omar era “dietro ai fornelli” o meglio “davanti al forno” e oltre ad illustrarci passo per passo due ricette tratte dal suo libro, ci ha dato tanti spunti, consigli, astuzie da declinare in cucina ed in pasticceria. Lo sapevate ad esempio, che esistono due metodi per fare frolla? Uno italiano e l’altro francese (e sì sti francesi devono fare tutto al contrario ;-))) oppure che della vaniglia non si butta via nulla (un pò come il maiale oserei dire!) e che si può fare un ottimo zucchero a velo vanigliato homemade semplicemente immergendo il baccello di vaniglia nello zucchero a velo per qualche giorno? Questi sono solo un paio di esempi dei segreti rivelati da Omar. Ora veniamo però alla ricetta: la giambella variegata.
La giambella non è niente altro che la ciambella versione emiliana e difatti questa sua ricetta ha ottenuto il marchio di qualità dall’Assessorato all’Agricoltura della provincia di Bologna che promuove le eccellenze della tipicità felsinea. Però invece di proporcela nella classica forma rotonda, Omar ha utilizzato la moule à cake ovvero lo stampo per i plumcake: il risultato (delizioso) è identico.
Due cose da segnalare prima di passare alla ricetta.
Se passate questo weekend da Piazza dei Mercanti a Milano, troverete Omar Busi che si “esibisce” con le sue creazioni cioccolatose….e se invece, con l’arrivo della bella stagione, vi capita di fare un giro a Pieve di Cento (BO), allora fate un pit stop presso la sua pasticceria.



Ingredienti
Per l’impasto bianco:
175 gr di zucchero semolato
250 gr di farina
90 gr di burro
100 gr di uova (3 uova circa)
125 gr di latte alta qualità
12,5 gr di lievito Pan degli Angeli
un pizzico di sale
1/2 baccello di vaniglia


Per l’impasto nero:
250 gr di impasto bianco
20 gr di cacao in polvere
50 gr di uova (1 uovo circa)
25 gr di latte alta qualità


Se disponete di una planetaria, lo “sporco lavoro” lo farà la macchina….Se, invece, mancate di planetaria come circa l’80% della popolazione italiana allora vi tocca usare l’olio di gomito……Montate il burro con lo zucchero sino a quando il composto non avrà assunto un colore biancastro, poi aggiungete le uova una alla volta. Attenzione: a questo punto potrebbe sopraggiungere un attacco di panico misto ad ansia perché vedrete che il composto tenderà a sgranarsi….pas de problèmes, fa parte del gioco. Mettete metà del peso della farina e continuate ad impastare, vedrete che la farina assorbirà i liquidi in eccesso. A questo punto aggiungete il latte sempre continuando ad impastare. Alla fine aggiungete quello che resta della farina, il pizzico di sale, il lievito e la vaniglia.
Per l’impasto nero, prelevate 250 gr di impasto bianco, aggiungete l’uovo, poi il latte ed alla fine il cacao.
Come vi scrivevo sopra, potete utilizzare sia uno stampo circolare oppure  una moule à cake = uno stampo da plumcake.
Per ottenere l’effetto variegato, marbré, riempite lo stampo, preventivamente unto, di 2/3 alternando lo strato bianco a quello nero: immergete uno stuzzicadenti nell’impasto e muovetelo delicamente in modo che i due impasti si mescolino. Infornate in forno ventilato a 175° per 40 minuti circa. Vale sempre il classico metodo della nonna per vedere se il dolce è cotto: infilate uno stuzzicadenti lungo nel dolce, se esce asciutto, allora spicciatevi a tirare fuori il dolce dal forno. Lasciate raffreddare e servite. Noi l’abbiamo gustato accompagnato da un ottimo zabaione e spolverato di zucchero a velo, ma voi potete anche sbizzarrirvi con gli accompagnamenti.
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Omaggio alla Sardegna (episodio 2): maialino al mirto


Vi ho già scritto, in un altro post, come mi piaccia la cucina sarda perché è semplice, non elaborata, utilizza materie prime facilmente reperibili (soprattutto i carciofi ;-))))) e fa largo uso di erbe aromatiche (maggiorana, mirto, timo, ecc.). La ricetta di oggi, poi, è una di quelle che tutti possono fare ed è super light perché la carne si cuoce da sola, a bassa temperatura, quasi ve la dimenticherete nel forno, e rimarrà però molto tenera: solo alla fine della cottura  si aggiunge un filo d’olio. Inoltre, visto che la Pasqua si avvicina, è anche una ricetta da proporre per il pranzo di Pasqua: al posto del maialino, potrete benissimo utilizzare l’agnello arrosto (in questo caso per 4 persone utilizzerete 1/2 agnello).  

Ingredienti per 4 persone

cosciotto di maialino oppure spalla di suino (calcolate almeno 800 gr- 1kg perché c’è sempre la cotenna e la parte grassa da togliere)
rametti di timo q.b.
sale fino q.b.
olio EVO q.b.

Mettete il maialino in una padella con l’olio e rosolate per 5-6 minuti a fuoco vivace sino a quando non si forma la crosticina.
In una teglia da forno disponete i rami di mirto ed adagiateci sopra il maialino, dopo averlo salato. Mettetelo in forno ad una temperatura di 120°: ogni 15 minuti aumentate la temperatura di 10 gradi. Complessivamente il maialino dovrà rimanere in forno per un’ora e mezza: alla fine della cottura dovrete aver raggiunto la temperatura di 180°. A metà cottura rigirate il maialino, mentre a cottura quasi ultimata aggiungete un filo d’olio e rimettete nel forno. Fate riposare 5 minuti nel forno e servite tagliato a pezzi piuttosto grossi.
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