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La ricetta della felicità


Dead or alive? I’m still live……ma sono in vacanza da tutto e da tutti e quindi anche dal mio blog che ho “trascurato” per un paio di settimane…ora sono tornata e per questo primo mese dell’anno ho diverse ricette strepitose.

Nell’attesa di scoprire le mie prossime creazioni, vi scrivo questa ricetta della felicità ed auguro a tutti un 2014 pieno di salute e di serenità:
Mescolate 200 gr di sorrisi
Rompete qualche uova di piacere
Aggiungete una scorza di buonumore
Versate 125 kg di felicità
Fate cuocere il tutto per poco più di un’ora
Togliete dalla forma con ardore e divorate il tutto con Amore!
 
A prestissimo sempre su queste pagine!
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Buone vacanze a tutti!


 Io e la Nanetta siamo ritornate a casa lunedì sera e ci stiamo preparando per ripartire, questa volta tutti e tre insieme, domani……a casa fervono i preparativi, il caldo è insopportabile ed ho appena finito una sessione di grigliata di melanzane dell’orto che ho congelato e che riscalderanno le fredde giornate d’inverno. Prima di partire per la seconda parte delle nostre vacanze volevo salutarvi, augurare a tutti delle buone vacanze e lasciarvi qualche foto del posto di mare in cui la Nanetta ed io siamo state ospiti per una decina di giorni, Casal Bordino, in provincia di Chieti.





 

 A presto per nuove gustosissime ricette! Stay tuned!
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I’m back!


 Buongiorno a tutti! Eccomi di ritorno dopo 3 settimane di viaggio in Cambogia e Thailandia. Sicuramente la Cambogia è il paese che ci è rimasto nel cuore grazie all’adorabile guida locale che ci ha fatto scoprire aspetti di questo piccolo stato incredibili e sconosciuti ai turisti frettolosi. Certo però che passare dai 34° della Thailandia ai -1 di Milano dello scorso weekend è stato uno choc termico:  portiamo tuttavia dentro di noi il calore di tutte le persone in cui ci siamo imbattuti. Se dovessi riassumere la Cambogia in una sola parola, il termine più appropriato sarebbe “sorriso”: un sorriso nelle labbra, negli occhi, nei volti dei cambogiani, nel 90% dei casi poverissimi, un sorriso contagioso, che non li abbandona mai e che disorienta noi Occidentali….com’è possibile che questa gente che ha conosciuto l’orrore di un genocidio solo vent’anni fa, possa agire e comportarsi come se il passato si sia cancellato? E’ strano ma è così, è il carattere dei cambogiani, forse dipende anche dalla religione, il buddismo, che tutti praticano con devozione, soprattutto le persone più anziane. Ed il sorriso della gente ha colpito molto anche la Nanetta che, dall’alto dei suoi tre anni, un giorno ci ha chiesto come mai in Cambogia tutte le persone le sorridessero e la salutassero mentre nel paesiello dove viviamo le altre mamme dell’asilo fanno fatica a salutarci……….
Il nostro viaggio in Cambogia è stato anche un viaggio nella cucina cambogiana, un viaggio tra le spezie, nei mercati locali dove si trova veramente di tutto da mangiare. Diciamo subito che la cucina khmer si basa essenzialmente sul riso e sul pesce, soprattutto quello di acqua dolce. Diversamente dalla cucina vietnamita che subisce molto l’influenza della cucina cinese o da quella thai, sicuramente deliziosa, ma speziata e non adatta agli stomaci più deboli, la cucina khmer è più semplice, meno elaborata ma non per questo meno buona. Sfogliando le pagine del libro di Luu Meng, chef cambogiano che è un po’ la versione khmer del nostro Gualtiero Marchesi (oddio speriamo che Gualtiero Marchesi non se ne abbia a male), Meng definisce la cucina khmer una cucina basata sostanzialmente sull’impiego delle spezie o delle erbe aromatiche fresche: si usa lo zenzero fresco, non essiccato; si usano diversi tipi di basilico, la citronella, ma tutte queste erbe vengono lavorate da fresche.
Abbiamo percorso il paese da nord verso sud ed abbiamo visto risaie a perdita d’occhio. Pensate che un contadino cambogiano può mangiare addirittura sino ad un kilo di riso al giorno! Il riso viene semplicemente bollito e non è profumato come quello thai. Il piatto tradizionale khmer, il corrispettivo delle nostrane lasagne, è l’amok di pesce (pesce cotto insieme alla citronella ed ad un melange di spezie in una foglia di banano): ogni brava massaia cambogiana ha la sua personale versione dell’amok di pesce insomma proprio come qui da noi in ogni casa troviamo una versione diversa della lasagna…..
Ma la Cambogia è anche il paese in cui si cerca di mangiare sostanzialmente tutto quello che la natura ci offre…..ed allora perché non soddisfare il palato con del serpente fritto che l’Uomo Goloso ha coraggiosamente mangiato?

Oppure che ne dite di deliziosi spiedini di topo…di risaia naturalmente?
 
Cosa mangiano i cambogiani all’ora dell’aperitivo? L’abbiamo provato per voi, ma attenzione è un aperitivo ad alto contenuto di proteine animali……
 
E poi c’è tanta frutta e verdura ovunque, come questi giganteschi jack fruit o frutti dell’albero del pane che arrivano a pesare sino a 20 kg……
Moltissimo pesce e cucinato nelle forme più disparate: io, da brava pescivora, ho passato due settimane a mangiare pesce a pranzo e a cena….date un’occhiata a questi succulenti granchi con pepe verde di Kampot!

E poi i mercati locali sono incredibili, anche più colorati dei nostri!
 

Concludo questo lunghissimo post con una frase di Deng Ming Dao: tutto quello che vuoi sapere della vita puoi impararlo viaggiando, tutto quello che vuoi sapere delle persone, puoi impararlo stando in mezzo a loro….e noi sicuramente abbiamo imparato moltissimo e faremo tesoro di tutto quello che abbiamo vissuto trasformando le nostre esperienze in nuove opportunità di crescita…..
Don’t worry però, ritornerò con le mie ricette in settimana…datemi il tempo di organizzarmi e di digerire il jet lag!
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Il paradiso può attendere……




Buongiorno a tutti e ben ritrovati dopo la pausa estiva! Come sono andate le vostre vacanze?
Le mie vacanze sono state all’insegna del riposo e del dolce far niente: siamo andati al mare con la Nanetta che quest’anno sembra essersi definitivamente riconciliata con il mare ed ha passato le sue giornate in acqua; sono stata lontanissima dai fornelli, salvo qualche rara eccezione; mi sono concessa un break dai preparativi del matrimonio ed ho trovato anche il tempo di fare una capatina in campagna.La Nanetta alle prese con i pesci della fontana……poverini!






Le foto che vedete sono quelle di un posto paradisiaco che si trova ad una quarantina di km da Roma, la TenutaColfiorito a  Castel Madama che è il paese di origine di mio papà.

Si tratta di una tenuta immersa in un oliveto di alberi secolari, adagiati su di una collina. La tenuta offre la possibilità di alloggiare, produce olio da agricoltura biologica, vino con uve laziali e tante altre squisitezze locali. Bello vero? Non è il paradiso ma ci si avvicina molto!


Per oggi nessuna ricetta da proporvi, vorrei soltanto augurarvi un buon rientro: appuntamento a domani per la prima ricetta del dopo rientro ed il racconto dei preparativi del matrimonio. Ciao, ciao!



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Una cheesecake per un’ora di allegria


Credits: PhiladelphiaSe seguite il mio blog da un po’, sapete anche che non do spazio ad eventi a cui non ho partecipato o non ho intenzione di partecipare da sola oppure in compagnia della Nanetta.Questa iniziativa, però, mi ha colpito perché l’obiettivo è quello di fare del bene cucinando e realizzando una cheesecake: è questo il tema dell’iniziativa “Una cheesecake per un’ora di allegria” con il quale Philadelphia sostiene Dynamo Camp. Dynamo Camp (www.dynamocamp.org) è un campus di Terapia Ricreativa appositamente strutturato per ospitare gratuitamente per periodi di vacanza e svago, bambini e ragazzi affetti da patologie gravi e croniche, dai 7 ai 17 anni, in terapia o nel periodo di post ospedalizzazione. Si tratta principalmente di bambini affetti da patologie oncoematologiche, patologie neurologiche, sindromi rare e spina bifida.  Dynamo Camp ha aperto le porte nel 2007 come campo estivo ospitando 60 bambini, ed accoglie oggi quasi 1.000 bambini all’anno, includendo anche, in sessioni dedicate, fratellini sani e genitori.Il Campus è situato a Limestre in provincia di Pistoia, in un’oasi di oltre 900 ettari affiliata WWF, l’Oasi Dynamo, e fa parte del Serious Fun Children’s Network di camp fondati nel 1988 da Paul Newman e attivi in tutto il mondo. La cheesecake, la torta americana che si prepara normalmente con Philadelphia, aiuta i bambini di Dynamo Camp a sorridere: per 3.000 ore di sorrisi ed animazioni, Philadelphia ha già donato 2.000 ore e nel periodo tra maggio e luglio i consumatori potranno a loro volta sostenere Dynamo Camp portando il monte ore fino a 3.000, semplicemente caricando la foto della loro Cheesecake su Facebook.Partecipare all’iniziativa è molto semplice: basta caricare nella sezione dedicata della pagina Facebook di Philadelphia Italia la foto della propria cheesecake: per ogni foto caricata, Philadelphia donerà un’ora di allegria, corrispondente a un’ora di Terapia Ricreativa, per i bambini di Dynamo Camp. Tutte le foto caricate sulla pagina Facebook di Philadelphia Italia andranno a costruire un vero e proprio album dedicato interamente alla cheesecake. Forza datevi da fare e preparate un cheesecake per fare del bene!
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Una mela al giorno…….


Credits:  Elio e Assomela
Sono di corsissima, sono appena rientrata dalla mia seconda notte in ospedale e sto scappando al lavoro…..e sì, purtroppo niente Identità Golose quest’anno perché la Nanetta non sta bene ed è in ospedale……ma parliamo d’altro, vi segnalo questa notizia che potrebbe interessare alcuni lettori i cui figli frequentano le scuole di Milano.Nel settembre 2011 il Ministero dell’Istruzione ha redatto le nuove linee guida per l’educazione alimentare al fine di promuovere dei corretti stili alimentari che consentano di fronteggiare l’aumento del numero di giovani in sovrappeso o con problemi di obesità: sulla scia di queste nuove indicazioni,  Assomela, l’associazione italiana dei produttori di mele che rappresenta circa l’80% della produzione melicola italiana,  ed Elior Italia, società di ristorazione collettiva, si sono unite, dando vita ad un sodalizio importante, con l’obiettivo di favorire l’uso della mela nell’ambito di un’alimentazione sana ed  equilibrata. Nella settimana del 13 febbraio, in diverse realtà scolastiche pubbliche e private della Lombardia, verrà proposto ai ragazzi un menu speciale con la mela come ingrediente principale. Nella stessa giornata, come break mattutino o a fine pasto,  i ragazzi delle scuole riceveranno una bustina contenente delle fettine di mela fresca sotto forma di snack: uno spuntino sano da consumarsi comodamente in ogni momento della giornata in alternativa a proposte decisamente più caloriche. Ai ragazzi verrà inoltre consegnato un colorato tagliamela da portare a casa per trasmettere che mangiare frutta e consumare mele, è sano ed è anche divertente. Questo progetto ha l’obiettivo di crescere nel corso degli anni, andando a coinvolgere sempre più Istituti su tutto il territorio nazionale e rafforzando il messaggio che vuole la mela come un alimento che può essere consumato quotidianamente, fino a 4 frutti al giorno. Insomma la mela costituisce uno “spezzafame” ideale, che sazia senza appesantire, che è facile da conservare e trasportare, ed è disponibile per gran parte dell’anno…..e allora mangiate più mele italiane!
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L’olio giocando…..



Lo sapevate che il nostro pianeta ospita 1628 varietà di olivi e che solo in Italia ne abbiamo 638?Che non c’è olio nelle olive? Che le olive verdi e le olive nere non sono due diverse varietà…..o ancora che la spremitura a freddo non esiste?Se non eravate al corrente di tutte queste cose, nessun problema….neppure io lo ero sino alla scorsa settimana quando ho avuto la fortuna di partecipare ad un’interessante serata organizzata dai Salumi del Frantoio presso il Frantoio Celletti.L’obiettivo della serata era ad un tempo quello di presentare ai foodblogger una nuova tipologia di prodotti che trovate già nei supermercati: dei nuovi salumi a cui, grazie ad un esclusivo brevetto alimentare, viene tolto il grasso animale, sostituito da olio extra vergine d’oliva…..e quello di proporre un viaggio sensoriale nel mondo dorato (è proprio il caso di dirlo) dell’olio d’oliva accompagnati da Gino Celletti

La serata è incominciata con i seguenti suggerimenti: l’olio si gusta con il naso, l’olio dolce va abbinato con i sapori dolci, quello amaro con i sapori amari, last but not least, l’olio più pizzica e meglio è….dopo queste dritte di base, le cose si sono fatte serie ;-))): abbiamo scaldato i bicchierini che avevamo di fronte un paio di minuti tra le mani e poi via con il gioco……Nel primo assaggio, l’odore arrivato al naso e poi alla bocca è stato quello sorprendente del pomodoro, delle foglie di pomodoro associate ad un pizzico di basilico: si trattava di un olio dolce della tonda Iblea, varietà siciliana, un olio che abbiamo abbinato alla dolcezza ed alla morbidezza del prosciutto cotto e della ricotta.Il secondo assaggio ha spiazzato tutti: dal bicchierino si sentiva un forte odore di erba, di amaro che poi è stato confermato dal sapore che si è sprigionato in bocca…..in questo caso avevamo un olio della Coratina, Puglia, che ci è stato proposto accompagnato da un sapore deciso e forte come può esserlo quello della mortadella e del pepe nero.

Il nostro viaggio è poi continuato con tutta una serie di piatti sempre a base di Salumi del Frantoi accompagnati da olii di diverse varietà: pizza napoletana all’olio campano, foglie d’olivo toscano agli spinaci con julienne di tacchino arrosto, tagliata di wurstel in crema di gorgonzola, scaglie di parmigiano croccante e olivo sardo e per finire un delizioso sorbetto di limone all’olio….. E mentre ero in macchina e ritornavo a casa, riflettevo sul fatto che forse per alcuni piatti e per certe ricette, usare un olio neutro (di semi oppure di girasole) permette di “scoprire” il sapore della preparazione stessa, ma che mai nessun tipo di condimento riuscirà a sposarsi bene con i sapori come l’olio d’oliva nostrano!Buon weekend!
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Let’s Eat’s!


Sono stata invitata la scorsa settimana all’inaugurazione di un nuovo food concept store nel cuore di Milano. Devo confessare che la mia prima reazione è stata quella di dire: “ancora un locale da fighetti dove si va essenzialmente per vedere e per farsi vedere”….e quindi è stata ancora più grande la mia sorpresa quando mi sono trovata davanti un vero e proprio supermercato dell’alto di gamma.

Il concetto non è nuovo: a Parigi, la Grande Epicerie del Bon Marché è un supermercato nel vero senso della parola che offre al consumatore solo prodotti selezionatissimi e di altissima qualità…..a Milano hanno ripreso questo concetto, lo hanno elaborato in chiave italiana mettendoci quel tocco di design e di lusso che però in questo contesto non guasta…è nato così l’Eat’s Store per una food-shopping-experience caratterizzata da un’ampia scelta di prodotti e specialità enogastronomiche alto di gamma.
Il Protagonista, con la P maiuscola, dell’Eat’s Store è il cibo: un trionfo di prodotti alimentari freschi, confezionati e pronti al consumo che danno vita ad una boutique alimentare in cui genuinità e qualità sono tutelate dal rigore professionale e dalla passione dei grandi artigiani del cibo. L’unicità della formula Eat’s è l’alta qualità globale ottenuta e garantita attraverso il coinvolgimento di ognuno dei piccoli artigiani, spesso piccolissimi, produttori di eccellenze.
Accanto alle grandi isole delle carni, del pesce, dei formaggi, dell’ortofrutta e del pane, il Food Store ospita una raffinata dispensa ricca di prelibatezze alimentari, all’interno della quale è possibile trovare ogni sorta di sfizio: gli olii e gli aceti più pregiati, le spezie più esotiche, le conserve, la pasta fatta a mano, il caffè più ricercato, il cioccolato più sopraffino, selezionati uno a uno da un parterre di produttori di altissimo livello.
Spazio al bianco ed ai toni chiari che sono i colori predominanti e richiamano in qualche modo il concetto di genuinità e pulizia, e spazio anche all’utilizzo di materiali naturali quali il rovere che mira a conferire all’ambiente quel tocco di calore.
Io ho amato molto il banco dei formaggi con un numero di referenze variabile dalle 140 alle 200 a seconda della stagione, in grado di rappresentare degnamente il variegato panorama dell’arte casearia in Italia e all’estero (Francia, Regno Unito, Olanda e Svizzera) ed il settore dedicato alle conserve, ai sott’olio di tutti i tipi in grado di risvegliare anche i palati più addormentati. Vado spesso da Eataly ma penso proprio che l’Eat’s Store diventerà un altro dei miei punti di riferimenti per lo shopping godereccio in città.
Se volete andare a farci un giro, sappiate che è aperto dal lunedì al sabato, dalle 09.00 alle 22.00 e la domenica dalle 10.00 alle 21.00 e che si trova nella Galleria del Corso all’interno dei locali che una volta hanno ospitato il cinema Excelsior.
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Agrinido? Si grazie!

Credits: Coldiretti Lombardia
Quando ho letto la notizia qualche giorno fa mi è sembrata un’iniziativa interessante e degna di essere segnalata: è nato nel comune di Boschetto, in provincia di Cremona, Piccoli Frutti, il primo agrinido di Coldiretti in Lombardia.Credits: Coldiretti Lombardia
In un antico fienile completamente ristrutturato e immerso nel verde, è stata creata una struttura familiare, amica dell’ambiente, dove i piccoli, dai 12 mesi sino ai 3 anni, potranno giocare all’aria aperta, a contatto con piante ed animali, gustando merende e colazioni a km0, stagionali e prodotte all’interno dell’azienda stessa.Credits: Coldiretti Lombardia
Se si va un po’ ad esplorare la filosofia degli agrinido, si capisce che queste strutture nascono all’interno di aziende agricole e si basano su di un’idea elementare ma vincente: far crescere i bambini a contatto con l’ambiente, attraverso attività legate ai cicli della natura, come la semina o la cura di piccole piantine. È questo l’elemento pedagogico e didattico che li contraddistingue dai nidi tradizionali.
Gianna e Giacomo, gestori dell’agrinido di Boschetto,  spiegano  che la loro scelta nasce proprio dalla convinzione che il contesto agricolo abbia tantissimo da offrire in termini di scoperta e di potenzialità educativa. Gli agrinido costituiscono un altro tassello di quel percorso educativo che punta alla conoscenza dell’ambiente rurale che Coldiretti porta avanti anche attraverso la rete delle fattorie didattiche.
E allora benvenuti agrinido!
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