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Riso e risotti

Riso

Risotto radicchio e salsiccia


Il luogo comune che vuole che ci sia sempre un certo “attrito” tra nuora e suocera è vero (altrimenti non sarebbe un luogo comune), però è altrettanto vero che spesso dalle suocere si imparano molti trucchi, astuzie, segreti che tornano prima o poi utili. Nel mio caso, questa ricetta, semplicissima, mi è stata in realtà insegnata da mia suocera che, per le sue origini mantovane, ha proprio in questa ricetta uno dei suoi cavalli di battaglia “gatronomici” (oltre ai ben più noti tortelli di zucca). La peculiarità sta tutta nella modalità di cottura del riso: semplicemente bollito – proprio come quello che si fa per i malati. Lei al posto della salsiccia (da queste parti identificata con il nome di salamella) utilizza la pasta di salame che compera sul posto ma che non è sempre reperibile altrove in Italia.
Ingredienti (x 2)
200 gr di riso Carnaroli o Vialone Nano
2 salsicce di puro suino
1 basco di radicchio rosso
1/2 cipolla
vino bianco
parmigiano grattugiato
sale e pepe q.b.

Togliere la pelle alle salsicce, sminuzzarle e farle rosolare in padella in modo da eliminare, con la cottura, il grasso della salsiccia. Lavare il radicchio e tagliarlo a listarelle sottili, rosolarlo in padella con la cipolla. Unite la salsiccia sminuzzata (avendo cura di scolarla di tutto il grasso rilasciato in fase di cottura) e lasciate insaporire il tutto unendo uno schizzo di vino bianco, salate e pepate secondo il vostro personale gusto.
Nel frattempo fate bollire l’acqua, una volta arrivata ad ebollizione, gettate il riso, giratelo di tanto in tanto. Terminata la cottura del riso, scolatelo ed unitelo all’intingolo prepararato, aggiungendo una generosa manciata di parmigiano reggiano. Coprite la pentola con il riso con uno strofinaccio e lasciate riposare per un paio di minuti: et voilà il vostro risotto Mantova style pronto per essere divorato.
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Riso

Risotto allo zafferano ed al puzzone di Moena


A casa mia il riso è senz’altro più amato della pasta e d’inverno così come d’estate cerco di farlo almeno una volta alla settimana. Questa volta avevo nel frigo un pezzo di puzzone di Moena che era rimasto a testimonianza di una cena trentina che avevo organizzato qualche tempo fa e che non avevo proprio voglia di mangiare da solo, assoluto…ho pensato quindi che il binomio con lo zafferano potesse andare bene e l’ho sperimentato, devo dire, con successo, perché, pur essendo il puzzone un formaggio che si fa “sentire”, in realtà ha un sapore meno forte o deciso di tanti altri formaggi che emanano un odore meno forte.

 

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