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Piatto unico

Carne

Poulet Yassa du Sénégal


Se un po’ masticate il francese avrete già capito di cosa si tratta….per coloro che invece nutrono una sana avversione nei confronti della lingua di Molière e prediligono, invece, quella di Shakespeare, trattasi di una ricetta di pollo tipica del Senegal….perché del Senegal vi starete chiedendo voi ?
Quella di oggi è una ricetta che dedico al mio caro amico Khalifà, che veniva da Dakar, un omone grande grande che adorava i bambini e che aveva veramente il dono della cucina: è lui che, con le sue ricette, mi ha avvicinato alla cucina senegalese, che mi ha spalancato le porte di una cucina fatta di ingredienti “poveri” ma gustosa e sana, di un mangiare che è poi soprattutto condivisione. Khalifà purtroppo non c’è più, è venuto a mancare inspiegabilmente e prematuramente più di un anno fa ma il ricordo di lui, ci accompagna ancora e ci troviamo spesso a parlare delle sue ricette, a sognare il suo divino “riz au poisson” o le sue polpette di barracuda…….
Per concludere prima di passare alla ricetta, niente paura, non ci sono ingredienti esotici, anzi si trovano tutti molto facilmente nel negozio sotto casa!

Ingredienti per 2 persone+ Nanetta:
– 3 sottocosce di pollo+ 1 petto di pollo (200 gr circa)
– 3 limoni bio
– 3 grosse cipolle
– 5 cucchiai di olio di arachidi o di olio di palma
– sale e pepe q.b.
– 1 peperoncino dolce
– 1 bicchiere di acqua
– 1 dado (io ho usato cuore di brodo)
– 200 gr riso tipo basmati


Togliete la pelle alle sotto-cosce e tagliate il petto di pollo in pezzi, mettetelo in una teglia e fatelo marinare in frigorifero per almeno 4 ore (potete anche lasciarlo tutta la notte) con: l’olio, il succo e le scorze dei limoni, le cipolle tagliate a pezzi grossi, il sale ed il pepe. Ogni tanto girate il tutto affinché il pollo si impregni bene della marinade.
Sgocciolate il pollo e cuocetelo semplicemente in una padella in modo che diventi croccante e dorato.

Prendete le cipolle presenti nella marinade, sgocciolatele appena e mettetele in un tegame a fuoco lento con un cucchiaio di olio: quando vedrete che le cipolle sono diventate trasparenti, aggiungete il pollo, il dado, ½ bicchiere di acqua, il peperoncino dolce e lasciate cuocere a fuoco lento per 45 minuti, aggiustate di sale e di pepe se necessario. Nel frattempo fate bollire il riso. Quando il pollo sarà pronto servitelo in tavola accompagnato dal riso.



E’ un piatto veramente buono: innanzitutto il gusto di cipolla dopo una cottura così prolungata, evapora e rimane forte l’aroma del limone, mentre le cipolle stesse finiscono quasi per dissolversi nel sughetto che si forma….è per questo che si mangia con il riso bollito, perché il riso svolge la funzione del pane ed evita di dover fare la scarpetta!
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Risotto con germogli di luppolo, filetto di maiale ed ortica saltata


Avrei voluto pubblicare questo post ieri ma Blogger, la piattaforma di Google per i blog, è stata in panne tutto il giorno e sono riuscita ad impossessarmi del mio spazio virtuale solo nel tardo pomeriggio……perciò oggi un post postdatato….Si sono chiusi mercoledì scorso, Tuttofood e BtoBio, due saloni dell’alimentazione che quest’anno si sono svolti in concomitanza con la Milano Food Week. Io ho fatto un giro lunedì per vedere le ultime novità in fatto di alimentazione proposte in ambito bio e non.

All’ora di pranzo sono stata invitata ad uno show cooking avente come tema il piatto unico, che gli chef invitati hanno interpretato e declinato a modo loro. Lunedì c’era Cesare Battisti del ristorante Ratanà: vi ho già parlato di lui e vi ho anche proposto una sua ricetta di risotto alla barbabietola con chips di topinambur. Questa volta Cesare ci ha fornito la sua personalissima e lombardissima interpretazione del piatto unico proponendoci un risotto con germogli di luppolo (leggi anche bruscandoli), filetto di maiale ed ortica saltata in padella.


Ingredienti per due persone:
150 gr di riso Carnaroli
100 gr di bruscandoli
30 gr di grana stagionato
100 gr di ortica cotta
4 fettine di filetto di maiale
4 fettine di pancetta
un cucchiaio di semi di zucca
olio EVO
sale e pepe q.b.
brodo vegetale q.b. per cuocere risotto
burro q.b. per mantecare il risotto
un goccio di vino bianco


In un tegame rosolare il riso con l’olio EVO, aggiungere i bruscandoli (non tutti, lasciatene una manciata da parte), il brodo vegetale e continuare la cottura tradizionale sino alla fine.
Fate appassire in una padella con l’olio l’ortica per un paio di minuti; tostate i semi di zucca in un padellino senza olio ed aggiungeteli poi all’ortica.
Prendete le fettine di filetto di maiale, rosolatele in padella a fuoco alto, poi avvolgetele nella pancetta e proseguite la cottura, sfumandoli con un goccio di vino bianco: i filetti di maiale non devono cuocere molto, dovranno rimanere rosati, non molto cotti. Quando il riso sarà cotto, spegnete e mantecatelo con il burro ed il grana: i bruscandoli rimasti li passerete nel brodo bollente rimasto in modo da intiepidirli e poi li disporrete sul risotto (come da foto).In un piatto grande mettete il risotto con i bruscandoli, disponete i filetti di maiale e l’ortica ai semi di zucca.E voilà il vostro piatto unico!
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Tortino di salmone e patate


Ciaooooo, eccomi di ritorno dalla trasferta romana con un sacco di gustose ricette “kids friendly” che vi proporrò nei prossimi giorni. Confesso subito, così mi tolgo il pensiero: le vacanze romane mi sono costate, in termini di peso, un kilo e mezzo….certo poteva anche andare peggio, fatto è che sono riuscita a “contenere” i danni e a fermarmi a +1,5 kg che ora dovrò lentamente eliminare perché non so se capita anche a voi, ma a prendere i chili ci si mette pochissimo, a smaltirli impieghi minimo minimo un mese……vabbé, pazienza, vorrà dire che mi farò una mangiata di verdura, tanto con i buoni prodotti che offre l’orto in questo periodo, non è difficile cibarsi solo di verdure……Intanto, nell’attesa di selezionare le foto, trascrivere le ricette, insomma fare un lavoro di redazione, eccovi un’altra ricetta che vi aiuterà a far mangiare il pesce ai vostri figli.E’ un tortino tutto sommato abbastanza leggero perché non prevede l’uso del formaggio e delle uova. 

Ingredienti per 6 persone
1 rotolo di pasta sfoglia
400 gr di salmone fresco
800 gr di patate
1 dl di panna fresca
1 dl di panna da cucina
un pizzico di zafferano (non esagerate perché lo zafferano non è molto amato dai bambini)
un cucchiaio di bacche rosse
olio EVO
sale e pepe q.b.


Pulite e sbucciate le patate, tagliatele a julienne utilizzando una grattugia dai fori grossi, poi scolatele, asciugatele e gettatele in una padella con l’olio caldo: fatele cuocere per 5/6 minuti sino a quando alcune diventeranno croccanti.

Tagliate il filetto di salmone a fettine sottilissime: per ottenere questo risultato potete anche metterlo per un’ora nel congelatore in modo da rendere la carne più soda e quindi più facile da tagliare.

In una ciotola mescolate la panna e lo zafferano: dovrete ottenere una crema abbastanza liquida dal colore giallo, aggiustate di sale e di pepe.

Sminuzzate grossolanamente le bacche rosse.

Srotolate la pasta sfoglia in una teglia, bucate con la forchetta il fondo e cominciate a farcire: mettete dapprima uno strato di patate, poi qualche fettina di salmone e versate un paio di cucchiai di crema allo zafferano. Continuate questa specie di lasagna sino a quando gli ingredienti si saranno esauriti: normalmente dovreste avere due strati ben farciti. Dovete finire con le patate. Aggiungete un filo di olio e versate le bacche rosse. Ponete nel forno pre-riscaldato a 180° per 40 minuti circa: in un primo momento coprite con l’alluminio, poi scoprite il tortino in modo che diventi dorato. Portate in tavola tiepido, non bollente.
Al posto delle bacche rosse, potete utilizzare dell’aneto se l’abbinamento salmone- aneto vi piace di più.
Personalmente l’associazione del salmone all’aneto, la preferisco nel salmone fresco, non in quello cotto e poi salmone+aneto mi fanno tanto pensare al ristorante dell’Ikea ;-))))) che ci volete fare, è quasi freudiano :-)))))
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Fagottini golosi di verza


Lo so che con le temperature di questi ultimi giorni avrei dovuto proporvi solo gelati e granite, però anche con questo inaspettato caldo bisogna pur mangiare e, soprattutto, far mangiare i nostri figli e la ricetta di oggi è una di quelle che riescono a riunire insieme diversi ingredienti e a farne un piatto completo: carne, verdure, derivati del latte…..inoltre c’è da considerare l’aspetto estetico e psicologico: un fagottino invoglia sempre chi se lo trova davanti ad andare a vedere cosa c’è dentro e questo vale per i grandi così come per i bambini….quindi beccatevi questa ricetta che vi farà riappacificare con la verza se l’avevate scoperta da piccoli e non vi era piaciuta oppure ve la farà amare se, al contrario, non avevate mai osato avvicinarvi a questo ortaggio “raggrinzito”.


Ingredienti per 4 persone
12 foglie di verza grandi
400 gr di carne di manzo macinata
1 cipolla media
4/5 cucchiai di besciamella
4 cucchiai di pangrattato
passata di pomodoro q.b.
olio EVO
sale e pepe q.b.

Se avete comperato una verza grande, staccate solo le foglie più larghe, lavatele delicatamente e sbollentatele: dovete farle cuocere 2/3 minuti non di più. Adagiatele su di uno strofinaccio ed asciugatele tamponandole.

Affettate la cipolla, fatela soffriggere in una padella, quando comincerà a diventare dorata, versate la carne e lasciate cuocere per 5/6 minuti. A cottura quasi ultimata, aggiungete la besciamella ed il pangrattato, aggiustate di sale e pepe e lasciate cuocere ancora un paio di minuti affinché tutti gli ingredienti si mescolino insieme. Lasciate raffreddare.

In un’altra padella preparate un sugo leggero leggero con la passata. Ora la quantità del sugo è molto soggettiva, a me gli involtini di solito piacciono con poco sugo, poi vedete voi….c’è chi li preferisce galleggianti nel sugo…..insomma de gustibus…..

Riempite ogni foglia di verza con il composto a base di carne (attenzione non gonfiate troppo il fagottino perché poi la foglia di verza rischia di lacerarsi e di lasciar fuoriuscire il contenuto), richiudete il fagottino e ponetelo nella padella dove starà cuocendo il sughetto. Lasciate insaporire per una decina di minuti a fuoco bassissimo. Spegnete e servite caldi in tavola.
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Tajine di pollo con limoni canditi ed olive


Niente paura non vi sto per proporre una ricetta astrusa e neppure troppo esotica; il nome in effetti è fuorviante ma il termine tajine, nei paesi maghrebini, equivale ad un banalissimo stufato. Ora come tutti gli stufati, uno ci può dentro mettere gli ingredienti che più gli piacciono. Nel caso della ricetta che vi propongo e che è un classico della cucina nord africana, io ho utilizzato del pollo, delle olive taggiasche e dei limoni canditi che potete trovare nei negozi di delicatessen (vedi Castroni a Roma solo per citarne uno, oppure Peck a Milano).
La tajine va accompagnata dalla semola che trovate precotta in tutti i supermercati e che mischierete alla fine più che volentieri con il sughetto che si è formato. Forse la cosa più difficile della ricetta è trovare la pentola con il caratteristico coperchio a forma di imbuto, che permette agli alimenti di cuocere bene, mantenendoli però morbidi e gustosi. Io l’ho comperata della marca Ballarini e devo dire che mi trovo bene; certo in Marocco trovate anche delle splendide pentole da tajine in terracotta (quelle originali insomma) ma bisogna anche guardare al lato pratico della vita.


Ingredienti (per 4 persone)
1 kg di cosce o sottocosce o petto di pollo tagliato a dadini
1 cipolla grande oppure 2 piccole
2 spicchi di aglio
1/2 barattolo di pomodori datterini oppure 3 bei pomodori freschi (se la stagione ve lo consente)
3 limoni canditi
150 gr di olive nere/taggiasche
1 pezzetto di zenzero
1 bustina di zafferano
1 limone spremuto
sale q.b.


Per la marinade
1/2 bicchiere di olio EVO
1 cucchiaino di curcuma
1 cucchiaino di paprika
1 pizzico di peperoncino
sale


Cominciate la sera prima con il pollo che dovrete mettere nella marinade. In una ciotola mettete l’olio, la curcuma, la paprika, il peperoncino ed il sale: emulsionate il tutto. Adagiate il pollo in una pirofila e ricopritelo con questa salsina. Conservate al fresco per una notte.
L’indomani, mettete il pollo e la marinatura in una padella e fatelo appena scottare, poi mettetelo da parte. Tagliate le cipolle e schiacciate l’aglio e versateli nella stessa padella in cui prima avevate fatto cuocere il pollo. Fate imbiondire il tutto, poi aggiungete i pomodori, lo zenzero e lo zafferano e lasciate ancora cuocere a fuoco basso per 5-10 minuti circa. Rimettete nella padella il pollo ed il succo del limone e lasciate cuocere il tutto per un altro quarto d’ora. A cottura quasi ultimata aggiungete i limoni canditi che avrete tagliato a spicchi e le olive. Continuate la cottura per altri 10 minuti. Servite lo stufato accompagnato dalla semola. 

PS: molti aggiungono alla tajine il coriandolo fresco, personalmente detesto il sapore del coriandolo fresco mentre adoro il profumo ed il gusto delle bacche di coriandolo….insomma vedete voi, come vi più vi piace.
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Involtini di indivia belga al forno con prosciutto cotto ed emmental

Endives au jambon ovvero involtini di indivia belga con prosciutto cotto, besciamella ed emmental.



Le endives au jambon è una di quelle ricette stra-classiche della cucina francese, semplice, amatissima dai bambini e tipicamente invernale. In realtà ho imparato ad apprezzare questa ricetta grazie alle mense francesi. Ora potrei aprire un capitolo interminabile sulla ristorazione nelle mense in Francia: la prima cosa che mi viene da dire è che spesso proponevano dei piatti immangiabili per i miei gusti. Mi sono sempre chiesta come fosse possibile che nel menù della mensa figurasse la trippa alla maniera di Caen (vi rendete conto voi la trippa a mezzogiorno, roba da stramazzare sulla scrivania nel pomeriggio), l’andouillette de Troyes (una specie di salsicciotto preparato con lo stomaco e l’intestino del maiale e cotto nel vino rosso……ehm, non proprio il massimo della digeribilità direi) e salse a base di aglio (che mi facevano strabuzzare gli occhi durante le riunioni). Ora la seconda domanda, a cui non ho mai ricevuto risposta, è come facessero i miei colleghi francesi a mangiarsi ’sta robba a pranzo….è come se nelle mense italiane cominciassero a proporre la cassoeula oppure la coda alla vaccinara…..insomma tutta questa premessa per dirvi che i miei rapporti con la “cantine” francese non sono stati mai idilliaci e che quando c’erano le endives au jambon, io ero felice come una Pasqua perché potevo finalmente prendere altro che non fosse carne ai ferri o insalata o crepes…..certo il gusto delle endives au jambon della mensa non era quello della stessa ricetta preparata in casa, però almeno aveva il pregio di non contenere aglio!

Ingredienti (x 2 persone)
4 indivie di medie dimensioni
4 fette larghe e spesse di prosciutto cotto
besciamella
100 gr di emmental grattugiato
2 cucchiai di pangrattato
1 noce di burro
sale q.b.

Per la besciamella
50 gr di burro
5 cucchiai di farina
1/2 lt di latte
noce moscata
sale

In un pentolino sciogliete il burro a fuoco lento, versate poi la farina, avendo cura di mescolare bene affinché non si formino grumi. Poi cominciate a versare gradatamente il latte, prima un pochino, poi quando si è ben amalgamato con il resto degli ingredienti, sempre di più. Vedrete che si formerà una salsa: aggiungete sale e un pizzico di noce moscata. Lasciatela cuocere, a fuoco lento, per una decina di minuti mescolando di tanto in tanto……..è pronta.

Pulite le indivie e fatele bollire per 5 minuti circa, devono restare piuttosto sode.
Avvolgetele con la fettina di prosciutto cotto. Imburrate una pirofila da forno ed adagiate gli involtini di individia nella pirofila. Copriteli con la besciamella, l’emmental grattato e il pangrattato. Mettete in forno preriscaldato a 180° per 20 minuti circa, prima di tirarle fuori assicuratevi che siano dorate.  

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Torta salata ai porri e speck


I porri, tipico ortaggio invernale, sono stati una delle tante piacevoli scoperte, in materia culinaria, fatte in Francia. A Roma, infatti, il porro non figura nella preparazione delle ricette, diciamo che è quasi assente, mentre è ampiamente utilizzato nella cucina francese. Questa ricetta poi, l’ho tratta da un libro di ricette per bambini pubblicato recentemente in Francia da Cyril Lignac, giovane e talentuoso chef, diventato famoso grazie ad una trasmissione televisiva simpaticissima realizzata qualche anno fa in Francia, che seguivo sempre con attenzione perché il tema era proprio la cucina. Ho rimaneggiato la ricetta, aggiungendo dello speck dell’Alto Adige affinché questa torta salata diventi un pasto completo, se poi deciderete di accompagnarla con una semplice insalata, il gioco è fatto per grandi e piccini.


Ingredienti (per 4 persone)
1 rotolo di pasta sfoglia
3 porri grossi oppure 4 di medie dimensioni
100 gr. di speck a listarelle
3 uova
3 cucchiai di panna da cucina
80 gr di emmental grattuggiato
una grattata di noce moscata
una noce di burro
sale (poco)


Pulite i porri, eliminando la parte verde scuro e tagliateli a rondelle sottili. In una padella antiaderente fate sciogliere una noce di burro e versateci i porri facendoli cuocere a fuoco medio per 15 minuti circa sino a quando non diventino trasparenti; lasciate raffreddare. Nel frattempo, srotolate la pasta sfoglia, deponetela in una tortiera e punzecchiate con una forchetta il fondo della pasta, mettetela poi nel forno caldo a 180° per 10 minuti e poi tiratela fuori. Tagliate lo speck a listarelle (nei supermercati lo trovate anche in pratiche vaschette già tagliato) e  mescolatelo con i porri. Grattuggiate l’emmental. Mettete in un’insalatiera le 3 uova, sbattetele, aggiungete la panna da cucina, l’emmental, la noce moscata ed un pizzico di sale.
Alla base della pasta sfoglia mettete i porri e lo speck, poi ricoprite il tutto con la crema che avrete ottenuto. Rimettete in forno per 20-25 minuti.
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Parmigiana di carciofi


Nella cucina romana ed in quella giudaica, il carciofo fa la parte del leone perché è molto usato in numerose ricette: basti pensare ai carciofi alla giudia, al cui solo pensiero  le mie papille gustative si mettono istantaneamente in moto e cominciano a produrre un’abbondante salivazione anche a quest’ora della mattina…..A Milano riesco a reperire abbastanza facilmente i carciofi (soprattutto quelli sardi con le spine), anche se mi posso scordare di trovare i romaneschi (quelli veri sono oramai diventati una rarità anche nei mercati di Roma), fortuna che mia mamma è salita a Milano la scorsa settimana e che ha avuto la brillante idea di portarmi, in regalo (gesto apprezzatissimo da tutta la famiglia- figlia compresa…) una busta piena di carciofi, già puliti, pronti per essere cucinati…chissà cosa avranno pensato i signori del controllo di sicurezza all’aeroporto di Fiumicino quando hanno visto passare ai raggi X questa scorta di carciofi…..Venendo alla ricetta, questa è una di quelle che faccio spesso in inverno e che certamente non vi farà rimpiangere la più nota parmigiana di melanzane.

 

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