Archivio Mensile

marzo 2011

Dolci

Composta di ananas e datteri (à la vanille)


Eccola, di nuovo lei, la mitica Christine Ferber, e questa è un’altra delle sue meravigliose ricette: la composta di ananas e datteri alla vaniglia. Con questa composta ho fatto finalmente fuori quei datteri che giacevano nella dispensa da Natale: non so se capita anche a voi, ma ci sono degli alimenti che siete abituati a mangiare solo in quel periodo dell’anno e magari in concomintanza con dei momenti particolari e, mentalmente, vi rifiutate di mangiarli in un qualsiasi altro momento dell’anno….A me capita con i datteri: ora nel periodo delle feste natalizie, li compero e mi faccio anche una discreta abbuffata ma se poi, disgraziatamente, superata la Befana, rimane una mezza confezione di datteri aperta, è la catastrofe: li trascino stancamente sino alla Pasqua per poi accorgermi che sono tutti rinsecchiti ed allora prendono inesorabilmente la strada dell’archivio verticale= secchio della spazzatura! E’ più forte di me, passato l’attimo festivo, non riesco a mangiare i datteri, ed è un vero peccato perché sono dei frutti che fanno veramente bene all’organismo, però mi succede così…quindi ho accolto come una specie di liberazione questa ricetta perché inaspettatamente mi ha permesso di utilizzare i miei datteri!


Ingredienti:

1 kg di ananas già sbucciato
80 gr di zucchero
200 gr di datteri
succo di limone piccolo
5 cl di rhum
2 bacche di vaniglia

Aprite i datteri in due e togliete il nocciolo. Pulite l’ananas, tagliatelo in quattro nel senso della lunghezza ed eliminate la parte centrale, legnosa, poi tagliatelo a fettine.
In una pentola mescolate bene l’ananas, i datteri, lo zucchero, il succo di limone e le bacche di vaniglia che avrete inciso nel senso della lunghezza. Portate ad ebollizione: il composto deve cominciare a bollire piano piano, a quel punto spegnete e versate il tutto in un’insalatiera; coprite bene con della carta forno e tenete al fresco per una notte.
L’indomani mettete il composto nuovamente nella pentola e lasciate cuocere a fuoco lento sino a quando non cominci a bollire: schiumate ripetutamente se necessario. Alzate il fuoco e mantenetelo vivo per 15 minuti circa continuando a girare. Recuperate le bacche di vaniglia e mettetele da parte, la marmellata deve continuare a bollire, versate il rhum, lasciate evaporare la parte alcolica. Spegnete e versate nei barattoli di vetro: in ogni barattolo inserite come decorazione la bacca di vaniglia. Chiudete i barattoli e conservate la marmellata in un luogo buio. Questa composta è buonissima con lo yogurt bianco, magro e non zuccherato.
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Vive les fromages!


Non voglio aprire in questa sede una polemica – che sarebbe infinita del resto- tra i formaggi italiani e quelli francesi: dico solo che entrambi sono deliziosi pur nella loro estrema diversità. Allora fatta questa doverosa premessa, vi segnalo l’iniziativa Evviva les fromages, giunta alla sua seconda edizione e promossa dal CNIEL – Centre National Interprofessionnel de l’Economie Laitière con l’obiettivo di informare i consumatori europei sulle differenti varietà di formaggi francesi. In poche parole si vuole promuovere la conoscenza dei formaggi francesi attraverso un tour gastronomico che prenderà vita a Roma e a Milano nelle prossime settimane. Grazie alla partnership con i siti Internet di Milanodabere.it e Menudiroma.com in alcuni locali di Roma e Milano saranno organizzati eventi gastronomici che consentiranno di avvicinare amanti del buon cibo oppure solo curiosi ai formaggi d’Oltralpe. Se vi viene voglia di conoscere il Cantal oppure di gustare “un bon morceau de Comté fruité”, di seguito vi segnalo tutti gli appuntamenti in calendario.

Milano:
domenica 20 marzo brunch al Columbus (Via Milano 1/bis, Peschiera Borromeo), 
sabato 2 aprile cena da Cacio e Pepe (Viale Gian Galeazzo 3) 
mercoledì 20 aprile aperitivo al Via delle arti (Via Monte Nero 75)
sabato 30 aprile cena all’Osteria dei Vinattieri (Via Unica Bolgiano 3- San Donato Milanese).

Contemporaneamente anche il pubblico romano potrà gustare le più diverse varietà di formaggi francesi. Appuntamento quindi sabato 26 marzo con una cena al Pastificio San Lorenzo (Via Tiburtina 196) e sabato 16 aprile per una cena al Ducati Caffè (Via delle Botteghe Oscure 35).
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Pesce spada con datterini, olive di Gaeta e capperi delle Eolie


Eccomi con un’altra ricetta semplice ma gustosa: alla luce dell’esperienza fatta con mia figlia, vi garantisco che anche i più piccoli apprezzeranno questo piatto perché per i loro palati- porelli- abituati a cibi insipidi, la dolcezza del pomodoro datterino unita alla sapidità dell’oliva di Gaeta e, soprattutto, del cappero, gli spalanca orizzonti sconosciuti. Vorrei a questo punto aprire una piccola parentesi sulle olive di Gaeta che a casa mia non mancano mai e sono per antonomasia le olive che utilizzo di più per cucinare perché sono troppo bbbuone. Allora, da un punto di vista geografico, Gaeta si situa nel basso Lazio ma in realtà se vi capita di fare un salto da quelle parti, vi sembrerà di essere già a Napoli :-))) Detto questo, le olive di Gaeta sono di un colore nero-rosato-violaceo, non so renderlo bene a parole. Ora voi già vi starete dicendo: che pizza questa che ci parla sempre dei prodotti IGP del Lazio, ahò che volete io di quelle parti sono (scusate l’uso del sardo…)….è vero, e questo non lo affermo solo io, che l’oliva di Gaeta è una delle più comunemente impiegate in cucina, insieme alle olive taggiasche, che, a mio avviso, fanno però un pò più “radical-chic”, mentre l’oliva di Gaeta è decisamente popolare.
  

Ingredienti per 2 persone+ Nanetta (prego notare che la Nanetta in questione è alta 85 cm ed she’s only 18 months old…..)

3 grosse fette di pesce spada
1/2 scatola di pomodorini datterini oppure se li trovate freschi (ma nn è certamente questa la stagione….) anche freschi
una bella manciata di olive di Gaeta, in alternativa usate le olive taggiasche
1 cucchiaio di capperi sotto sale
1 spruzzo di vino bianco secco
olio EVO
1 spicchio di aglio
sale q.b.

In un tegame riscaldate l’olio e mette l’aglio: quando l’aglio comincia a friggere, aggiungete le olive ed i capperi che avrete precedentemente passato sotto l’acqua corrente per togliere il grosso del sale. Versate il vino bianco e fate evaporare la parte alcolica, poi mettete i pomodorini e lasciate cuocere per qualche minuto. Nel frattempo in una padella, scottate appena appena le fette di pesce spada: dovete fargli fare un aller/retour cioé cuocerle su ogni lato per un paio di minuti, poi mettete le fettine nel tegame insieme alla salsina che starà cuocendo. Fate insaporire il tutto una decina di minuti a fuoco medio. Salate soltanto alla fine, dopo aver assaggiato il piatto, perché spesso non c’è neppure bisogno di aggiungere dell’altro sale visto che i capperi e le olive apportano già la giusta quantità di sale.
Anche per questo piatto, munitevi di pane perché è caldamente consigliata la scarpetta…….
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Gramigna piselli, porri e pancetta affumicata


La gramigna di cui scrivo nel mio post oggi non è quella pianta che infesta in nostri campi e che gli agricoltori vedono come il fumo agli occhi perché si devono sobbarcare l’onere di estirparla, no non è quella.
La gramigna del mio post è una pasta tipica dell’Emilia che ho imparato ad amare quando ancora lavoravo in ambito automotive e quando, ogni anno a dicembre, andavo al Motor Show di Bologna…..Ora cosa c’entra la gramigna con il Motor Show di Bologna, vi starete chiedendo voi? C’entra c’entra, perché a parte l’ammazzata che mi facevo ogni volta al Motorshow (per chi c’è stato una o più volte sa bene di cosa parlo), l’aspetto positivo di questa trasferta erano i ristoranti nei quali ogni sera andavamo a nutrire i nostri corpi sfranti da una giornata di super lavoro ed i nostri cervelli in ebollizione.
Ed è proprio in una delle trattorie frequentate tanto assiduamente che ho scoperto la gramigna: lì la facevano con salsiccia e sugo, un piatto robusto che però in quel contesto ci stava tutto. Da allora, diciamo che di anni ne sono passati parecchi, ogni tanto la ripropongo in versioni diverse e devo dire che è una pasta che si presta a molteplici abbinamenti senza perdere le sue peculiarità. Da quando poi, mia figlia ha terminato lo svezzamento ed ha cominciato a mangiare con noi e come noi, ho scoperto, inaspettatamente, anche un’altra cosa: la gramigna, proprio per la sua tipica forma, è adattissima ai bambini perché riescono a prenderla bene con il cucchiaio ed allora mi sono detta che forse non ci avevo mai pensato, ma è proprio con il cucchiaio che questa pasta va mangiata. La ricetta di oggi poi prevede almeno un ingrediente di stagione, il porro, mentre i piselli sono surgelati però sono sempre un assaggio di primavera, in attesa che arrivino quelli freschi :-))))

Ingredienti per due persone+ Nanetta
220 gr di gramigna (io ho comperato quella a marchio Coop ed è buona)
1 porro grande
200 gr pisellini surgelati
50 gr pancetta affumicata
olio EVO
sale e pepe q.b.
una bella manciata di parmigiano
cucchiaio


Pulite il porro, eliminate la parte verde verde e tagliate a rondelle la parte bianca. In un tegame fate riscaldare l’olio ed aggiungete il porro. Quando il porro comincerà a diventare trasparente, dopo 3-4 minuti circa, mettete i piselli surgelati: lasciate cuocere a fuoco medio almeno 10 minuti, sino a quando i pisellini non si cominceranno a sfaldare. Tagliate la pancetta a listarelle sottili e fatela cuocere in un padellino senza olio né burro: diventerà croccante e rilascerà il grasso. Unite la pancetta all’intingolo 2P (porri-piselli) e lasciate insaporire a fuoco basso per 5 minuti scarsi, a questo punto aggiustate di sale e pepe: potreste anche aggiungere una schizzatina di vino bianco secco, io nn l’ho fatto perché dovendola dare a mia figlia, preferisco evitare, però ci sta bene. Cuocete la gramigna, scolatela e poi mescolatela all’intigolo 3P, spolverate con del parmigiano reggiano: mangiatela con il cucchiaio, da più soddisfazione!

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Cavolo bianco in salsa tiepida di acciughe


La settimana scorsa vi ho proposto una ricetta di zuppa con farro, cannellini e cavolo bianco. Ora il cavolo che avevo comperato ed utilizzato solo a metà, giaceva triste e sconsolato in frigorifero in trepida attesa di una futura utilizzazione. Devo confessare che il cavolo, sia esso rosso piuttosto che bianco, non fa parte del mio patrimonio alimentare-genetico: è più un ortaggio che si usa nei paesi del Nord, a Roma certo è scarsamente utilizzato nelle preparazioni, a vantaggio di zucchine, carciofi, cicoria ed altre prelibatezze verdi……allora mi sono messa a fare il topo di biblioteca ed ho scovato sul mitico Talismano della Felicità questa ricetta semplice ma sorprendentemente gustosa e dal sapore inaspettatamente delicato. Benedetto Talismano della Felicità! Per quanti non lo conoscano, il Talismano è un “must have” di tutte le brave massaie e casalinghe ed anch’io l’ho ricevuto in regalo quando sono andata a vivere da sola, insomma una sorta di vademecum “culinario” per non perdersi in cucina e, soprattutto, pour ne pas rater ses recettes…….Anche perché le ricette del Talismano sono molto semplici: certo alcune andrebbero un pò riviste e messe al passo con i tempi, però alla base rimane un grande classico delle nostre nonne che hanno tramandato alle nostre mamme e che a loro volta hanno tramandato a noi. E poi con l’immagine in copertina dell’uomo che gusta la sua pasta e fagioli sembra un libro uscito direttamente da un quadro di Giovanni Fattori, pittore italiano dell’800 appartenente alla corrente dei Macchiaioli…..tutto ’sto sproloquio (ehm….scusate le divagazioni sul tema) per introdurvi la ricetta di oggi: un “umilissimo” cavolo bianco in salsa di acciughe.


Ingredienti per 4 persone
1/2 cavolo
6/8 acciughe sott’olio
4 cucchiai di aceto bianco
mezzo bicchiere di olio EVO
sale e pepe q.b.


Pulite il cavolo, eliminando le foglie esterne più dure e tagliatelo sottilmente, fatelo bollire per venti minuti circa in una pentola dove avrete messo anche un pezzo di mollica di pane imbevuta nell’aceto. Nel frattempo in una padella mettete l’aceto e le acciughe fatte a pezzi lasciate cuocere e lasciate, soprattutto, che le acciughe comincino a sfaldarsi, aggiungete poi l’olio, sempre continuando a cuocere, il sale (attenzione con il sale: andateci piano perché le acciughe sono già belle salate di per sé) ed il pepe. Dovrete ottenere una salsina densa dal gusto però delicato perché l’aceto stempera il lato salato delle acciughe e l’olio contribuisce ad amalgamare il tutto. Prendete questa salsina e versatela sul cavolo che avrete scolato e posto una terrina al caldo.
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Piccolo dizionario per amanti del bacon…..


La premessa per questo post è assolutamente d’obbligo: da buona “laziale” (nel senso di abitante del Lazio, anche se oramai abito a Milano….) il mio favore incondizionato va al guanciale….dite quello che volete ma il guanciale, anche in dosi minime, conferisce ai piatti un gusto unico. In assenza del guanciale, potrei rifarmi con la pancetta, ma il bacon figura all’ultimo posto nella mia scala di preferenze. Ora, aggirandomi in rete ho appreso, invece, che il gruppo dei sostenitori del bacon è nutrito, soprattutto fra gli abitanti d’Oltre Oceano (mi riferisco all’Oceano Atlantico) ed ho scoperto, con stupore, tutta una serie di “deliziose” invenzioni a base di bacon che vengo di seguito ad elencare. Iniziamo con il Torani Bacon Syrup :  uno sciroppo dolce e salato al tempo stesso, affumicato, che può essere usato praticamente sempre ;-)))) dal frullato al cocktail per conferire alle vostre preparazioni quel saporino di maiale che non guasta mai ;-))))) se poi lo mischiate alla Bacon Vodka allora il risultato è garantito! Ma passiamo al bacon in lattina: ovunque voi vi troviate (sulle Dolomiti oppure a Lampedusa), portate con voi la vostra dose quotidiana di bacon. In ogni lattina troverete infatti circa 50 fettine di bacon e, non ultimo, la lattina ed il suo contenuto si conservano per 10 anni!


Ci vogliamo dimenticare della Baconnaise? Scherzate? La maionnese al bacon che, secondo il sito che la produce, contiene meno grassi della normale maionese! E poi, sempre sullo stesso sito, troverete anche il sale al bacon ed i pop corn al bacon nel caso in cui, i pop corn simply salted vi avessero stufato ;-)))))

Ma siccome siamo delle persone pulite, l’industria del bacon saprà dare una risposta anche nell’ambito dell’igiene personale: ed ecco quindi per la gioia dei fanatici della pulizia dentale, il filo interdentale al bacon , e poi ancora il dentifricio (questo poi ci mancava proprio….), la saponetta al bacon e per labbra sempre morbide e profumate anche il burro di cacao.


Il massimo lo raggiungiamo con due prodotti assolutamente indispensabili: i cerotti a forma di fettina di bacon e per i fanatici dell’Arbre Magic, anche un bell’ Arbre Magic al profumo di bacon non guasta mai!
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Carne

Vitello in fricassea by Diana


Forse l’avrete già intuito leggendo i miei post, ma io non sono un’amante della carne. Certo, nell’ambito di un’alimentazione equilibrata la mangio, ma non più di una volta a settimana, a dir tanto due e, soprattutto, cerco sempre di “camuffarla”, di trovare dei modi per rendermela simpatica ed appetibile. Anche durante la mia permanenza in Francia dove pure la carne, specie quella di tipo Charolaise (avete presente quelle mucche bianco-crema gigantesche che vi guardano con un’aria un pò torva, sono proprio loro les Charolaises :-))))), o Limousine è veramente buona ed infatti viene esportata anche in Italia, insomma neppure la vita in Francia e la “vicinanza” con i francesi, che sono per tradizione dei grandi carnivori, hanno modificato sostanzialmente le mie abitudini alimentari e resto una “pescivora” convinta. La ricetta che sto per proporvi però è uno dei tanti modi che ho trovato per mangiare la carne appunto camuffandola.  Innanzitutto c’è da dire che la ricetta non è mia, ma della mia amica Diana che me l’ha gentilmente “prestata” e che, diversamente da me, è mooooolto più carnivora. E’ però una ricetta completa perché oltre all’ingrediente base, la carne appunto, ha al suo interno le cipolle, l’uovo, la panna……insomma un piatto sostanzioso.


Ingredienti per 4 persone:

600 gr di polpa di vitello
1 cipolla media
1 cucchiaio abbondante di pan grattato
1 cucchiaio di farina
3 cucchiai di olio EVO
Sale q.b.
½ bicchiere di vino bianco secco
1 bicchiere scarso di acqua

Per la fricassea:
1 tuorlo
1 confezione di panna liquida da 200cl
sale q.b.
il succo di un limone spremuto
1 cucchiaio di prezzemolo tritato


2 belle fette di pane

Tritate la cipolla e fatela dorare nel tegame con l’olio; nel frattempo tagliate la polpa di vitello a cubetti,  infarinate i cubetti e metteteli nella padella: fate dorare la carne, salatela, poi spolveratela con il pane grattugiato e lasciate tostare la carne. Unite il vino bianco, lasciate evaporare la parte alcolica del vino ed aggiungete l’acqua. Coprite e fate cuocere a fuoco lento sino a quando i bocconcini non si saranno ammorbiditi (20 minuti in genere dovrebbero bastare). Preparate la fricassea mescolando gli ingredienti in una tazza in quest’ordine: tuorlo, panna, sale, limone e prezzemolo. Aggiungete la fricassea alla carne e cuocete insieme il tutto a fuoco lento sino a quando la fricassea non si sarà consumata e non si sarà trasformata in una cremina densa.  Servite la carne….alla fine non potrete fare a meno di fare la scarpetta perché la cremina della fricassea è così buona che dovretet per forza “pucciare” il pane e pazienza per il galateo ;-))))))
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Taaaante coccole……

Credits: Milka
Per tutti coloro che hanno bambini piccoli, questa espressione risuona nel cervello come un campanello d’allarme…..si tratta infatti della frase tipica che i nostri cari Teletubbies ripetono ad ogni puntata ed è poi una delle prime frasi che i nostri figli imparano a dire: almeno mia figlia ha fatto così….ma il post non è sui Teletubbies piuttosto su di un’iniziativa, promossa da Milka, che forse avrete visto in giro per Milano e che ha come obiettivo quello di risvegliare la tenerezza che si nasconde in ognuno di noi (bé diciamo che in alcuni questa tenerezza è proprio nascosta nascosta….). Il tram della Tenerezza intende raccogliere entro le ore 18 di domani, domenica 6 marzo, 5000 abbracci: se siete in giro per Milano lo potete trovare alla fermata di Piazza Castello e piazza Fontana e nelle vie limitrofe e partecipare anche voi a questo simpatico esperimento. L’aspetto interessante dell’iniziativa è la ricerca commissionata da Milka a Strategy One Research, ricerca che si è svolta nel Febbraio 2011, che ha visto coinvolte oltre 4000 persone provenienti da 8 diversi paesi europei, di età compresa tra i 18 ed i 65 anni con domande sul nostro modo di essere teneri e di esternare la nostra affettuosità. Allora sfatiamo subito il mito che vuole gli italiani in cima alle classifiche quanto a coccole, tenerezza e altro….dalla ricerca appare chiaramente che noi figuriamo in classifica soltanto al terzo posto, scalzati dai Portoghesi, i più teneroni d’Europa in assoluto, e dagli Spagnoli. Dalla ricerca è emerso anche che il freno più grande alle manifestazioni d’affetto è costituito proprio dallo stress e dalla vita frenetica che conduciamo. Il 47% dei connazionali intervistati sostiene che il Bel Paese sarebbe ancora più bello se solo ci mostrassimo tutti un pò più affettuosi; questo dato però è in contrasto con quanto esprimono i giovani: perché quasi il 30% dei ragazzi tra i 18 ed i 24 anni preferiscono addirittura non mostrarsi affettuosi o teneri in nessuna occasione….quelle tristesse mi verrebbe da dire! E allora visto che siamo nel weekend ed i ritmi sono un pò più lenti ed umani, prendete il tempo di essere più teneroni con i vostri figli, mariti o mogli. Buon weekend a tutti!
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Zuppa contadina di farro, cavolo e cannellini


Non siamo ancora usciti ufficialmente dall’inverno ma non possiamo neppure dire di essere già in primavera. In un periodo di transizione come quello che stiamo vivendo, diventa anche difficile proporre delle ricette stagionali perché ci sono giorni in cui le temperature sono piacevolmente alte ed allora vai con cibi più freschi, meno ricchi; altri giorni invece, sembra di essere ripiombati indietro nel tempo ed il grigiore si impossessa del cielo e dei nostri cuori….allora eccomi a proporvi una ricetta che innanzitutto è sana e fa bene, che farà contenti quanti mi leggono e sono vegetariani o vegani e che utilizza almeno una verdura di stagione, ovvero il cavolo. 
E poi sempre per restare in tema di cucina a Km0 lo sapevate che da qualche tempo a questa parte il farro è anche “made in Brianza”? Il progetto, sponsorizzato dalla Camera di Commercio della Provincia di Monza e Brianza, ha come obiettivo quello di reintrodurre la coltivazione del farro nei terreni del Nord Italia e con lo stesso fare la Pasta di Farro della Brianza già prodotta dal Pastificio Latini.


Ingredienti per 3 persone

200 gr di farro
1 lt di brodo vegetale
1/2 cavolo bianco detto anche cavolo cappuccio
1 confezione di fagioli cannellini già cotti
carota, sedano e cipolla per soffritto
olio EVO
sale q.b.

In un pentola piuttosto grande mettete l’olio e poi le verdure per fare il soffritto, poi aggiungete il farro, lasciate tostare un paio di minuti e mettete il brodo. Lasciate cuocere a fuoco medio per almeno 20 minuti. (Per questa ricetta io ho utilizzato il farro spezzato i cui tempi di cottura sono lievemente inferiori, ma il farro intero cuoce in media in 40 minuti circa). Poi aggiungete il cavolo tagliato a listarelle sottili e fate cuocere altri 10 minuti. Durante la cottura potrebbe essere necessario aggiungere dell’altro brodo che dovrà essere bollente. In ultimo mettete i fagioli e lasciate insaporire il tutto per altri 10 minuti. Se utilizzate invece i fagioli cannellini secchi, allora dovrete procedere ad una cottura a parte: una volta che sono cotti, li potrete aggiungere alla zuppa e continuare sempre la cottura per altri 10 minuti. Servite la zuppa calda condendola con dell’olio crudo.
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